Presentazione del libro di MARIELLA ZOPPI: “Giardini. L’arte della natura da Babilonia all’ecologia urbana”
Ferrara, 30 gennaio 2024, Biblioteca Ariostea, Sala Agnelli
Il Garden Club di Ferrara ha organizzato la
presentazione del libro di MARIELLA ZOPPI ‘Giardini. L’arte della natura da Babilonia all’ecologia urbana’, Roma, Carocci editore, 2023.
Introduzione di PAOLA RONCARATI, dialoga con l’autrice GIANNI VENTURI.
GIARDINI NEL TEMPO, che sfidano il tempo, tra la fragilità delle loro esistenze -una fragilità materica- e la longevità dei valori ideali che da millenni rappresentano, dettati sia dal tempo storico, ma anche veicoli di una proiezione verso l’eterno. I giardini esprimono una dinamica universale che non ha limiti e confini, in cui la percezione della bellezza che presiede alla loro creazione -ideale assai volubile, ma che sa dar vita a sentimenti profondi- è avvertibile sia nell’aspetto figurativo che si è affermato nel mondo occidentale, sia in quello spirituale e poetico della tradizione orientale.
Ecco l’introduzione di Paola Roncarati:
“Oggi raccontiamo l’avventura del giardino, un viaggio che Mariella Zoppi – col suo accattivante volume ‘Giardini. L’arte della natura da Babilonia all’ecologia urbana’– ci appresta facendoci da guida, un viaggio che inizia dall’antichità, dal Duemila avanti Cristo e, attraverso millenni e secoli, giunge fino ad oggi, XXI secolo, XXI secolo già ben avviato sulle orme del precedente, il XX, soprannominato il secolo dei costruttori o ‘secolo dei massacri’ con un panorama paesaggistico sempre più inquietante, quasi da fiato sospeso, potremmo dire da vite sospese.
È bene quindi ricostruire la storia dei giardini che, pensati come angoli di paradiso di bellezza per sottrarsi alle difficoltà del vivere, oggi sono a rischio insieme alle vite di chi soccombe a potenti interessi, oggi talvolta sembra che la tutela della bellezza -come la tutela del paesaggio, un bene di tutti- sia diventata soprattutto come un comodo slogan da facciata.
Oggi, terzo millennio, si distruggono vite umane, città, giardini, territori fertili il cui inquinamento da sfruttamento e da bombe richiederà decenni per la decontaminazione, per far tornare i preziosissimi suoli ancora produttivi. Si capisce, attraverso la seria, ma bellissima descrizione contenuta in questo volume come abbiamo sempre avuto il bisogno di pause dal malessere, un malessere che sembra che fingiamo di non vivere.
Mariella Zoppi, che ringraziamo di essere tra noi, professoressa emerita dell’Università di Firenze, ordinaria di Architettura del paesaggio e promotrice di specializzazioni post-laurea in Progettazione di Giardini e Architetture paesaggistiche, è stata docente a Berkeley in California, ma anche alla Zhejiang University in Cina. Nell’ultimo volume della sua qualificata produzione: “Giardini. L’arte della Natura da Babilonia all’ecologia urbana” ci trascina in un affascinante, bellissimo viaggio nel tempo e nello spazio, dalle originarie ‘radici e sabbie’ (titolo del primo capitolo, ho trovato straordinaria questa introduzione, tra mito e storia, tracce archeologiche e ipotesi) fino al dovere di concepire -nel 2° Millennio- anche l’idea di un ‘giardino universale’, un patrimonio che presieda a una necessaria, vitale utopia contemporanea di un terreno comune di civiltà e uguale dignità fra i popoli, oltre quindi l’apprezzamento puramente estetico a favore di un fondamento etico da mettere al servizio dell’umanità, per la salvaguardia del pianeta che è bene comune, che non è solo la terra o il ‘giardino’ di qualcuno.
Gianni Venturi è stato professore ordinario di letteratura italiana nella Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, ha numerose pubblicazioni di critica contemporanea, ha diretto l’Istituto di Alti Studi Rinascimentali di Ferrara, il Comitato per l’edizione nazionale delle opere di Canova, ha presieduto il Comitato scientifico dell’Istituto di Ricerca per gli studi sul Neoclassicismo di Bassano del Grappa, ed ha numerose le pubblicazioni sui giardini, da un punto di vista artistico-letterario, giardini la cui creazione viene stimolata dalla storia delle idee come espressione di civiltà e anche di un ‘visibile parlare’, essendo il giardino espressione di una bellezza che la lingua umana è quasi inadeguata ad esprimere (per dirla col Dante del Purgatorio, cornice dei Superbi).
Gianni ha pubblicato importanti saggi sui giardini che adornarono le ‘delizie estensi’, quei ‘paradisi’ fortemente voluti dagli Este, giardini cantati da viaggiatori-intellettuali europei a dar conto di una corte, la nostra, che con i giardini creava il suo mito, giardini nei confronti dei quali si è operata -a partire dal XVII secolo a tutt’oggi- purtroppo una sorta di damnatio memoriae, a cominciare dall’opera dei Cardinali Legati del XVII secolo ad un ‘oggi’ in cui i giardini sopravvissuti conoscono un ulteriore declino -danneggiati ovunque da costruzioni o, nella migliore delle ipotesi, trasformati in prati verdi- certamente meno costosi nella manutenzione. Auspichiamo che almeno rivivano come patrimonio della memoria!
E qui permettetemi di alzare un grido di dolore!
C’era in questa città dentro le mura un accordo tra giardini, broli, orti, boschetti che costituivano una ricca tessitura verde, allacciandosi alla configurazione dei giardini all’italiana, ma anche promuovendola, prima della rivoluzione dei giardini all’inglese, di cui si può pensare ad una lontana primogenitura del Tasso (come è stato scritto da Venturi). La palazzina del marchese Francesco d’Este (terzogenito di Alfonso I e Lucrezia Borgia), conosciuta col nome più romantico di palazzina Marfisa, fulcro della delizia di San Silvestro (il complesso che includeva la palazzina era chiamato ‘casini di san Silvestro’), era parte di un articolato complesso di aree corredate di fiori e foglie (piante ed alberi) con funzioni anche teatrali, viste le logge che lo arricchivano (la palazzina Marfisa era connessa tramite il verde al palazzo Bonacossi e alla sua loggia del Cenacolo), un complesso di giardini che arrivava a Schifanoia, affiancando alla città di pietra una città ‘verde’ che radicava in questo luogo un’identità oggi in buona parte perduta. Oggi i giardini certamente residuali e più modesti vengono anche quelli danneggiati da ristrutturazioni, come se non fossero parte integrante delle architetture storiche da restaurare con cura.
Un pessimo esempio da lasciare in eredità ai giovani che vi debbono crescere non con la cultura che la parte costruita o costruenda sia più importante del patrimonio verde che l’attornia, per un bell’abitare. Giardini che rischiano di essere storie perdute, anche quello che citavo e mi sta a cuore come a noi tutti del Garden Club (tra boschetti che erano citazione colta della temuta natura nella sua veste selvaggia) Oggi il boschetto della Marfisa si è trasformato nello storico ‘Circolo del tennis’, lo sappiamo e lo abbiamo accettato; la loggia degli Aranci che forse proteggeva le piante durante l’inverno è in stato di degrado per umidità, la sala Grotta chiusa, vuota e muta, il pozzo del XV secolo è quasi nascosto da erba e un giardino con fontana e putto semplicemente non ha più forma, pur avendolo il Garden Club restaurato nel 2006, recuperando la vasca con fontana rimessa in funzione, restaurato il putto dello scultore Virgili col sapiente intervento di Maurizio Bonora, corredando la preziosa dimora con la presenza di antiche rose preziose. Qualcuno lo ricorda? Ce lo ricorda un segnalibro del garden Club del 1999 … Il giardino certo modesto rispetto a quello rinascimentale, è stato curato con amore per decenni dai nostri soci amanti del verde e, al bisogno, volonterosi giardinieri, fiancheggiava in armonia la palazzina di pietra. Si prevedeva un restauro del giardino, ma i fondi per i giardini storici latitano, compromettendo parte dell’identità di un territorio.
Una pessima lezione, ripeto, da lasciare alle generazioni future, che stanno crescendo tra i nostri valori e disvalori. Mentre la tutela del paesaggio per le nuove generazioni è valore entrato in Costituzione nel 2022 ad integrazione dell’art.9, cioè tra i valori fondanti di una società. E i giardini sono non solo belli, non solo paesaggio, ma anche storia civile.
E veniamo al prezioso volume di Mariella Zoppi sull’affascinante racconto di come i giardini siano stati concepiti e si siano evoluti, i giardini sono sorti per bisogno vitale, ma sono anche frutto di meraviglia, di slancio vitale, di bisogno di raccoglimento, ed hanno attraversato secoli e millenni, tra segni, configurazioni e significati anche religiosi -dal politeismo al monoteismo, ai culti orientali, il buddismo, il taoismo, essi hanno subito interpretazioni, evoluzioni e modifiche, ma con lontane radici comuni ancora oggetto di un affascinantissimo studio. Ritengo straordinaria la parte riservata da Mariella al rapporto tra giardini d’Occidente e d’Oriente, le contaminazioni culturali -ora moda, ora curiosità esotica, ora forte credo nella spiritualità connessa alla natura- che ci portano a leggere i giardini che visitiamo, in più direzioni culturali. I giardini cinesi del ‘paesaggio in prestito’ concepiti tra vedute lontane, scetticismo ‘buddhista ’e taoismo, giardini che sono pittura e poesia, tra pini, tuie e bambù che sono trasposizione delle virtù civiche e dell’onestà. Anche in Cina il giardino è arte, pittura, poesia, accoglieva e ispirava poeti, scrittori, pittori fin dal XV secolo.