Anche quest’anno Il Garden Club Ferrara presenta tre filmati dello scrittore botanico Monty Don.
“𝑴𝒐𝒏𝒕𝒚 𝑫𝒐𝒏’𝒔 𝑺𝒑𝒂𝒏𝒊𝒔𝒉 𝑮𝒂𝒓𝒅𝒆𝒏𝒔” è la nuova serie di documentari prodotti da BBC nel corso del 2023 che ci porterà in Spagna, in un Paese che ha saputo connettere tradizione storica e proiezione futura di giardini pubblici e privati.
Il viaggio si svilupperà tra luoghi che rappresentano la storia stessa del giardino, rivisitati da paesaggisti visionari e ne toccherà altri inaspettati, messi in relazione con aspetti inediti dell’anima spagnola.
Il primo video è stato presentato il 20 novembre 2024 presso la Biblioteca Comunale “Bassani”
Come di consueto, 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐢𝐨𝐥𝐢, curatrice della rassegna, introduce i filmati e ci accompagna traducendo dalla lingua originale.
I prossimi appuntamenti saranno il 𝟐𝟕 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 e l’𝟏𝟏 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞, sempre alle 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟔:𝟎𝟎 e sempre alla 𝐁𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚 𝐁𝐚𝐬𝐬𝐚𝐧𝐢.
Giovanna Mattioli: le presentazioni e i commenti ai tre documentari
VIDEO I
In questo primo episodio; Monty Don comincia il suo viaggio seguendo un itinerario circolare che avrà al suo centro la capitale Madrid, attraverserà regioni molto diverse tra loro come l’Estremadura, La Castiglia e León, la Castiglia-La Mancha, la città di Toledo, per concludersi a Valencia.
EL ESCORIAL è un enorme palazzo reale-monastero a 50 km a nord ovest da Madrid, la sua costruzione
fu iniziata nel 1560 quando la Spagna era l’impero più grande del mondo e comprendeva i Paesi Bassi, gran parte dell’Italia, parte del continente americano e le Filippine. Questo enorme palazzo di granito rappresenta il periodo d’oro della storia spagnola, il XVI sec, e il suo monarca: Filippo II (1527-1598) che non si limitò a costruire palazzi e a supervisionare l’impero, ma fu anche un valido giardiniere. I moderni giardini dell’Escoriale sono quelli del XVIII sec e sono caratterizzati da ordinate siepi di bosso su un’ampia terrazza che avvolge l’edificio. Ai tempi di Filippo II le basse siepi di diverse essenze legnose, erano intrecciate da nodi complicati (knot garden), e forse riempite con fiori e pietre colorate, nei documenti dell’epoca sono descritti come pregiati tappeti di Damasco. Forse la cosa che oggi assomiglia di più al giardino di Filippo II, sono le rose che si arrampicano lungo il muro della terrazza esposta a sud. Il re voleva che le rose simboleggiassero una nuvola celeste su cui appoggiava il palazzo. I giardini formali sono solo una parte di un vasto progetto che comprende frutteti di migliaia di alberi che si fondono con la foresta. Monty Don incontra la paesaggista Mónica Luengo che racconta della genuina passione di Filippo II per le piante. Nei giardini dell’Escoriale si sperimentavano nuove piantagioni, come i pomodori dalle Americhe, che venivano coltivati come piante ornamentali; i tulipani dalla
Turchia, le collezioni di piccoli garofani e di iris. MD: oggi come si sta sviluppando la cultura del giardino in Spagna? ML: sotto il regime di Franco la situazione artistica e culturale non è stata molto entusiasmante, ma poi, tutto si è aperto, è stato come scoprire nuovi mondi e aprirsi a qualsiasi stimolo. Oggi l’Escoriale rimane il simbolo imponente dell’apice della potenza spagnola del XVI sec. Filippo II
viaggiava continuamente per esigenze di stato, ma era all’Escoriale nel momento della sua morte e dal suo letto poteva vedere la Basilica, ma dall’altra finestra il suo sguardo poteva spaziare sui suoi giardini e sul paesaggio. Questo edificio è stato costruito con il granito della zona, attraversando la regione si vedono grandi massi spettacolari affiorare dalla terra. Viaggiando verso Madrid, MD si ferma a visitare un giardino privato che si trova in fondo a un lungo viale fiancheggiato da pini marittimi. Questa tappa permetterà a MD di incontrare la proprietaria, Carmen “Piru” Urquijo nel giardino di
LOS MOLINILLOS. Il giardino e la casa sono impostati secondo uno schema geometrico. Le aiuole sono piene di fiori. Nonostante questa parte della Spagna sia caratterizzata da altissime temperature e lunghi periodo di siccità, il giardino è un’oasi verde. Il prato abbondantemente irrigato, è un elemento consueto in una casa della campagna inglese ma qui si mescola con influenze formali classiche e islamiche, con giochi d’acqua perfettamente incorniciati da archi moreschi. È un
giardino molto curato e molto amato. PU racconta di aver abitato nella casa dal 1957 quando il marito la ereditò. Il giardino aveva un’impronta alla Francese, ma la tata inglese fece notare che non c’era spazio per giocare, così venne realizzato il grande prato, ed è stata un’idea felice. I nuovi giardini sono pensati per sopportare la mancanza di acqua ma assomigliano al deserto dell’Arizona. Piru è consapevole del cambiamento, ma cerca di non pensarci, perché sarà tremendo e drastico. Anche per MD giardini come questo non potranno più essere progettati, soprattutto dopo la siccità e le inondazioni che hanno caratterizzato il clima della regione, ma questo giardino, nonostante le dimensioni e la ricchezza, si fonde con la casa in modo rilassato e piacevole mostrando nella sua accoglienza domestica il suo carattere autenticamente spagnolo.
MADRID è una moderna capitale. Il re Filippo II quando si stabilì con la sua corte fece costruire parchi e
giardini e ancora oggi, è una città piena di spazi verdi pubblici e privati. MD comincia la sua passeggiata dal parco del BUEN RETIRO. Luogo dedicato al piacere della corte nel XVII secolo, oggi è un parco pubblico molto popolare con i suoi boschetti fiancheggiati da siepi e con le sue aree ben disegnate. All’inizio del XIX sec i soldati napoleonici lo usarono per le truppe, distruggendolo, ma nel 1830 venne ricostruito completamente e aperto al pubblico. Davanti a parco del Buen Retiro c’è il Paseo del Prado, un lungo viale alberato che attraversa la città da nord a sud. Qui troviamo una delle filiali di una nota banca spagnola, il
BANCO SANTANDER in Paseo de Recoletos. L’edificio moderno, edificato negli anni’70, era un esempio della più radicale architettura per uffici,
ma al suo interno c’è qualcosa di ancora più radicale. Sul retro, nel vuoto, tra la banca e l’edificio attiguo, c’è un giardino che scende a cascata per otto piani realizzato nel 1975 come parte integrante dell’edificio. Un progetto dell’architetto Luis Gonzáles-Camino: il suo primo lavoro importante, aveva 20’anni. L’intenzione era quella di creare un giardino lussureggiante per il piacere dei dipendenti. In cima è stata piantata dell’edera in modo che potesse cadere verso il basso lungo le pareti, e oggi alcuni dei tralci sono lunghi fino a 24 metri. All’esterno, negli ultimi due piani dell’edificio, le terrazze piene di piante tropicali si vedono dall’interno delle sale riunioni. Il tetto vetrato che racchiude e protegge le piante creano una grande serra. Gli impiegati sono molto infelici solo
quando non possono lavorare in questi ambienti. Il giardino verticale è stato rinnovato 3 anni fa e Luis, che nel frattempo è diventato uno dei più apprezzati paesaggisti spagnoli, è tornato a supervisionare il lavoro, intervenendo solo nella sostituzione di alcune piante.
Camminando lungo il grande viale in direzione sud, MD raggiunge l’ingresso della grande
STAZIONE FERROVIARIA DI ATOCHA. Costruita nel 1892 come un enorme capannone di ferro e vetro, negli anni ’90 il retro della stazione fu ampliato per servire le linee ad alta velocità. Alcuni spazi non erano più necessari e con grande lungimiranza, furono utilizzati per creare un giardino tropicale. Oggi, dopo trent’anni, le piante (circa 7000 di almeno 200 specie diverse) che vivono felicemente in questa enorme serra hanno raggiunto le dimensioni considerevoli di una vera jungla: il posto migliore per sedersi ad aspettare il treno.
A nord di Madrid, nel quartiere residenziale de La Moraleja, MD visita un
GIARDINO PRIVATO molto particolare, progettato dal paesaggista Alvaro Sanpedro. I proprietari desideravano un giardino adatto ai loro cani, quindi sono stati i cani, lasciati liberi di muoversi nel giardino, a definire i percorsi del giardino stesso. Negli spazi vuoti definiti dalle traiettorie degli animali, sono state piantate piante resistenti al clima come salvie, agli ornamentali, valeriane (Centranthus rubra Albus), che sono state incoraggiate ad auto-seminarsi, riducendo la manutenzione.
Cosa succede se i cani cambiano strada? Si cambiano i percorsi, che sono pavimentati a ghiaia e possono
essere spostati facilmente e le piante molto rustiche, si adeguano agli spostamenti. Tutto questo rende questo giardino molto dinamico e fluido, un aspetto che piace molto sia ai cani che ai proprietari, e anche a Monty.
Sempre nella zona a nord di Madrid, MD va a visitare il giardino del
COLEGIO REGGIO, progettato dall’architetto Andrés Jaque. L’edificio è caratterizzato da un tetto a zig zag sormontato da camini in alluminio che sembrano periscopi e da una serie di finestre a oblò lungo le pareti. Il design della scuola e la sua organizzazione, si basano sull’idea che i dettagli dell’architettura e dei giardini possano stimolare il desiderio di esplorare e di conoscere degli studenti, quindi all’interno e all’esterno dell’edificio sono stati organizzati dei contenitori per ospitare degli ecosistemi di diversa complessità. Progettisti e insegnanti hanno lavorato insieme per definire gli spazi, come i grandi contenitori definiti da pareti vetrate che permettono ai bambini di vedere crescere la vegetazione e di osservare i loro cambiamenti attraverso le stagioni. Le aule sono organizzate attorno ad un enorme atrio serra che contiene una foresta pluviale temperata in miniatura. MD dialoga con Eva Martin, la direttrice della scuola che ha collaborato fin dall’inizio nella progettazione della scuola. Questa idea è fantastica, ma deve poter durare nel tempo quindi la manutenzione è seguita da un gruppo di lavoro in collaborazione costante con insegnanti e i bambini. I bambini sono coinvolti anche nella coltivazione degli orti e nella cucina. Si tratta di un progetto educativo che abitua i bambini a considerare le piante come parte della loro vita e crescendo, a vivere questa relazione in maniera spontanea e pacifica.
MD continua il suo viaggio con la visita di un giardino vicino al villaggio di Harandilla de la Vera, a ovest
di Madrid. Il giardino tradizionale spagnolo è una corte chiusa, suddivisa in modo simmetrico, dove l’acqua sottolinea il suo carattere di oasi, di rifugio dal mondo esterno. I prossimi giardini, invece romperanno questo schema, includendo il paesaggio. Il prossimo giardino si trova alla fine di un sentiero polveroso inserito in una remota zona montuosa, appartiene al paesaggista Eduardo Mencos e a sua moglie Anna Lee. Si incontrano, si salutano, convenevoli e complimenti ai cani. Eduardo ha acquistato questa azienda olivicola di 30 ettari nel 2006 e successivamente l’ha trasformata in un giardino bello e produttivo: un vero paesaggio agricolo dove ogni cosa è al suo posto. Dove crescevano gli olivi erano presenti delle grandi querce che sono state spostate per definire alcuni viali insieme ai cipressi. L’obiettivo era lavorare tutta l’aerea come se fosse un giardino, ma in modo discreto, scegliendo la formula della Farm ornée (fattoria ornamentale), dove le scelte estetiche non danneggiano mai quelle produttive. Le pecore e gli altri animali al pascolo non sono adatti ai giardini, ma Eduardo ha cercato di trovare un equilibrio considerando anche il clima della regione, dove piove come in Inghilterra, ma in modo improvviso e violento. Sono “relazioni difficili”. MD osserva che spostare alberi adulti di grandi dimensioni richiede mezzi importanti e una dose di spregiudicatezza, è un’impresa invasiva, ma in
questo caso il risultato è talmente ben proporzionato e in armonia con il paesaggio che funziona molto bene.
MD prosegue verso nord est attraversando la Sierra de Gredos per arrivare dalle montagne alla città di
AVILA, il capoluogo di provincia (Castiglia e León) più alto della Spagna a oltre 1100 metri sul livello del mare. Il paesaggio è bellissimo, duro come questo clima di eccessi: freddo pungente in inverno, caldo insopportabile in estate. Un clima che non sembra adatto alla realizzazione di un giardino, invece ne vedremo uno, che non solo sopravvive, ma prospera. Il giardino
DEHESA DE YONTE, che si trova a 5 km dalle mura di Avila e si affaccia sulle sponde di un bacino, è stato progettato da Miguel Urquijo e da sua moglie Renate Kastner. Monty incontra Miguel. Il giardino ha una decina d’anni ed è stato creato su un terreno abbandonato con la casa ridotta a un rudere. Le piante che hanno ispirato il giardino sono state quelle che crescevano in mezzo ai grandi massi di granito, come le querce dal fogliame verdastro. Gli ulivi non amano il freddo e in questa regione si arriva a meno 15, ma erano un desiderio dei proprietari, quindi Miguel ha provato con varietà del nord-est della Spagna, in Aragona dove gli inverni sono freddi come in Castiglia, e quelli piantati nel giardino stanno resistendo da 8 anni. Il giardino è diviso in tre sezioni: una grande area con piantagioni distribuita ai due lati del viale, dove Miguel ha creato un’ampia terrazza riempita con terra di qualità, in cui sono stati piantati alberi e arbusti sempreverdi molto rustici che vengono potati regolarmente per non sovrastare il movimento del
paesaggio circostante; la sezione centrale del giardino è pavimentata a ghiaia ed è stata progettata per
accogliere eventi importanti, quindi ha pochi alberi di ulivo e pochi cespugli; dietro alla casa c’è un prato
dominato da un magnifico pino che si affaccia sul bacino. A parte questo spazio verde irrigato, Miguel e Renate hanno preferito lavorare con il paesaggio piuttosto che imporgli un giardino. MD e Miguel osservano le grandi rocce che affiorano dal terreno e si può dire che qui, il luogo naturale entra con i muscoli nel giardino. Proprio questa parte è stata quella più impegnativa e costosa perché sono state necessarie macchine molto grandi per incidere la roccia e creare una terrazza verso il paesaggio. La tavolozza dei colori è limitata a quella della terra, delle querce, dei verdi oliva e dei grigi, il muro è fatto con lo stesso granito che affiora. Si vede benissimo che è un muro artificiale ed è chiaro che lo siano anche le curve disegnate e la forma potata delle piante, tutto dichiara che si tratta di un giardino, ma non ci sono dissonanze con il paesaggio, lo comprende e ne fa parte.
MD apre una finestra su un paesaggio nebbioso. È arrivato con il buio e gli è sembrato di viaggiare per
miglia attraverso una pianura, invece al mattino si è reso conto di avere attraversato ettari e ettari di vigneti. La Spagna ha il maggior numero di territorio coltivato a vigneti di qualsiasi altra parte al mondo. MD sta viaggiando nel cuore della Castiglia e Leon per visitare il giardino di un viticoltore danese, Peter Sisseck che si trova in una remota collina che domina la valle del Duero a circa 50km dai vigneti, la casa è straordinariamente moderna e ha un giardino che scende dalla collina rocciosa. Peter ha lavorato con il
paesaggista inglese Tom Stuart-Smith per creare una visione radicale del giardino utilizzando solo piante
autoctone e prestare loro la minima attenzione. Questo pone una domanda su cosa possa essere
effettivamente un giardino. MD è perplesso. Peter nel suo giardino è partito dalla consapevolezza di non avere acqua, quindi dalla necessità di fare qualcosa senza irrigazione a cominciare dalle piantagioni. Sono state piantate moltissime piante, circa 15.000, forse anche di più, con un margine altissimo di perdite. È uno spreco perché poche sopravvivono, ma con il tempo le più forti dovrebbero diventare autosufficienti. Serve consapevolezza e coraggio per portare avanti un’idea come questa su una scala così vasta. Come nei terreni abbandonati alcune specie prendono il sopravvento, qui le santoline e i rosmarini sembrano molto felici e formano dei volumi intorno alla casa, anche l’euphorbia cresce e si autosemina. Il risultato non è prevedibile e potrebbe non essere appagante, ma sperimentare un giardino di questo tipo nella zona più difficile d’Europa potrebbe sembrare una sfida, in realtà per Peter non si tratta di andare contro la natura ma di cercare di capire
cosa vuole la natura e procedere per tentativi. Peter non usa compost nel giardino sulla collina, ma lo adopera nei suoi vigneti e lo produce nelle sue stalle, lo usa anche nel suo orto che è molto più tradizionale del suo giardino. È interessante confrontare il giardino di Avila di Miguel Urquijo e quello di Peter, entrambi cercano di inserire il giardino nel suo ambente, ma Miguel ha creato le condizioni migliori per far sopravvivere le piante, Peter no, se non c’è l’acqua si devono arrangiare, e questo potrebbe essere il futuro.
MD prosegue il suo viaggio con una tappa nella splendida città di Toledo, città antichissima fondata dai
Romani, occupata dai Visigoti e dai Mori, diventata splendida quando il re Carlo I, padre di Filippo II la nominò residenza della corte. Il suo territorio è magnifico e la sua storia si manifesta ovunque, ovviamente anche nei giardini. Il giardino del
PALAZZO DI GALIANA si trova fuori dalle mura e prende nome dalla principessa araba che sposò Carlo Magno. Il palazzo fu costruito nel XIII sec dal re Alfonso X di Castiglia sui resti di una villa araba dell’XI secolo. I Mori occuparono la Spagna per 350 anni e i segni della loro cultura sono leggibili nell’architettura e nel giardino. Alla fine degli anni’50 il palazzo fu abbandonato e rapidamente andò in rovina finché non furono acquistati da Carmen Marañón e suo marito Alejandro Fernández de Araoz. Carmen, dopo la prematura morte del marito, dedicò il resto della sua vita al restauro e alla creazione di un giardino. I segni moreschi sono chiari, a questi sono state aggiunte delle piantate di cipressi che danno un aspetto mediterraneo, a cui si aggiungono influenze italiane. Questa combinazione riuscita di forme differenti definisce in un certo senso il carattere “spagnolo” di questo giardino.
Il secondo giardino che MD visita vicino a Toledo, è un giardino privato di cui non può specificare il luogo né i proprietari. Visitarlo è un privilegio. Il giardino è integrato con le rovine di un antico monastero del XV sec: è spettacolare! Quando iniziarono i lavori di restauro nel 1985 non c’era traccia di un giardino, quindi si tratta di una nuova realizzazione che ha la sua parte più importante nelle rovine della chiesa e dei chiostri. Si rimane colpiti dal modo in cui le architetture e la vegetazione si fondano in modo estremamente sobrio e misurato. Molti sarebbero stati tentati e piantare rose e fiori ovunque, usando le pareti delle rovine per sostenere rampicanti come se fossero degli eleganti treillage. Ma è proprio la moderazione che rende questo luogo di spettacolare bellezza. Il monastero fu un fiorente centro religioso e culturale fino al XIX secolo quando fu saccheggiato dalle truppe napoleoniche, poi fu confiscato dal governo che lo vendette a privati negli anni ’40, il restauro è iniziato dopo altri 40’anni. Guardando gli archi cristiani MD li confronta con quelli moreschi visti al palazzo di Galiana, e proprio dalla fusione tra cultura araba e cristiana che sono nati i giardini più famosi di Spagna, e anche qui gli elementi si fondono in un solo luogo: abbiamo un labirinto “cristiano” di piante di alloro tra i cipressi, e da un’altra parte del giardino una specie di labirinto di acqua. Ma il momento più spettacolare
è una lunga scalinata di mattoni dove l’acqua scorre in un ruscello prima di cadere da una cascatella in una piscina sul fondo. Uno spazio che non ha nessun riferimento diretto con il passato di questo luogo, quindi abbiamo un giardino moderno in cui si usano riferimenti formali della cultura islamica (come la piccola fontana e poi il lungo tratto di ruscello) con grande sicurezza e consapevolezza anche nella grande scala, e poi, questa teatralità così raffinata si conclude con un fatto bizzarro perché alla fine di questo evidente giardino islamico c’è un crocifisso. Penso che questo giardino nella sua “semplicità” e nella fusione delle tradizioni islamica e cristiana arriva dritto al cuore di quello che rende un giardino veramente spagnolo.
MD si dirige verso est, verso la costa mediterranea, verso la destinazione finale di questo primo viaggio,
la città di Valencia. Valencia è la terza città più grande della Spagna, il suo clima è caratterizzato da estati
calde con pochissime precipitazioni, ma come a Madrid, troviamo molti generosi viali alberati che offrono la loro ombra piacevole e molti giardini e parchi pubblici. Il giardino di
MONFORTE è un elegante giardino neoclassico costruito nel 1860 sul sito di un ex orto (Huerto De Romero). Costruito per una famiglia a metà del XIX sec ispirandosi ai giardini formali del rinascimento italiano, è stato un giardino privato molto intimo e piacevole fino al 1970 quando fu acquistato dal Comune e aperto al pubblico nel 1871. Valencia è stata eletta Capitale Verde Europea del 2024. La città è stata fondata e costruita lungo le rive del fiume Tura che per secoli ha periodicamente esondato allagando la città. Dopo l’alluvione del 1957 che causò la morte di otto persone la città decise di deviare il corso del fiume. La città si ritrovò con il letto del fiume secco e in molti pensarono che fosse il luogo ideale per costruire una rapida autostrada per collegare il centro con l’aeroporto, ma i cittadini si ribellarono a questa idea proponendo una soluzione alternativa. “Il fiume è nostro e lo vogliamo verde” fu lo slogan con cui i cittadini protestarono e ottennero che il letto secco del fiume diventasse un enorme Parco Urbano, i lavori iniziarono all’inizio degli anni ’80, oggi i 9 km di fiume e con una superficie di circa 200 ettari
sono diventati un vivace e popolare corridoio verde che attraversa la città. A livello del parco i rumori della città risultano smorzati, gli alberi e le piante, l’erba, l’odore delle foglie profumano l’aria, ma questo non è un rifugio ma un luogo pieno di gente che cammina, gioca, va a lavorare, corre e va in bicicletta, anche questa è una parte affollata della città, ma la differenza è enorme. Grazie a progetti di sviluppo sostenibile Valencia aspira a diventare una città libera da emissioni di CO2 entro il 2025. MD incontra Ignacio Lacomba, Responsabile per il giardinaggio sostenibile presso il Consiglio Comunale. I
GIARDINI DEL TURIA sono molto frequentati e rappresentano un esempio di lavoro virtuoso imitato anche dagli altri paesi. Alla estremità est dei giardini c’è il complesso architettonico della Città delle Arti e delle Scienze, un complesso ricco di edifici particolarmente spettacolari come il teatro dell’opera a forma di conchiglia e un ponte teso come un’arpa. Ci sono progetti per estendere il parco del Turia fino al porto e tutto questo rientra nell’obiettivo di trasformare Valencia nella città più verde d’Europa.
VIDEO II
Nel secondo episodio, MD comincia il suo viaggio nell’isola di Maiorca per poi tornare in terraferma a Elche e seguire la Costa del Sol verso sud, toccando Malaga, Marbella, e infine risalire verso nord con una tappa a Ronda prima di raggiungere Siviglia.
MAIORCA (Baleari) Conosciuta soprattutto come destinazione di vacanze, l’isola è ricca di giardini e MD
ne visiterà quattro. Il primo si trova nel nord dell’isola a Port de Pollença ed è un luogo ricco di glamour e di storia:
LA FORTALEZA. Costruito nel 1623 come un forte difensivo che potesse controllare dall’alto la baia e il porto, oggi è una location per matrimoni e per riprese cinematografiche. Il giardino è dominato dall’architettura del forte e nel 1919 il ricco pittore argentino Roberto Ramaugé (1892-1973) lo acquistò e negli anni ’20 realizzò uno stravagante giardino che riuscì a catturare lo spirito romantico del luogo. In questo giardino Ramaugé invitava i suoi amici artisti, come Pablo Picasso, e li ospitava per godere della piscina e delle feste spettacolari ambientate in un glorioso eccesso scenografico. Tutto questo finì bruscamente con la Guerra Civile spagnola; nel 1936 la fortezza fu confiscata dalla aeronautica spagnola e in seguito abbandonata. La Fortaleza cadde in rovina finché non fu restaurata e poi venduta nel 2008 come la proprietà più costosa della Spagna del periodo.
Per la sua posizione nel Mediterraneo Maiorca è stata da sempre una roccaforte strategica e il centro ideale per traffici e commerci, fattori che hanno determinato un afflusso continuo di visitatori e invasori, testimoniato dalla presenza di altre fortificazioni come Fortaleza a ricordare che nella sua lunga storia fu occupata e difesa da molti popoli: i Romani che respinsero i Visigoti, l’occupazione araba e poi i Borboni, fu anche una base per i commerci con il Nord Europa… tutte influenze che hanno lasciato il loro segno nei giardini dell’isola.
I GIARDINI DI ALFABIA si trovano a nord di Palma nell’entroterra dell’isola protetti dalle montagne della Sierra de Tramuntana. Alfabia è una grande casa padronale con elaborati giardini che confluiscono senza interruzione nei frutteti e nei terreni agricoli circostanti. Le radici di Alfabia sono arabe e risalgono all’XI sec. L’acqua è l’elemento chiave di questo giardino. in questa regione la pioggia è molto irregolare e in estate spesso non piove per mesi, ma la pioggia si raccoglie nella falda freatica e gli abili giardinieri arabi hanno utilizzato una tecnica idraulica (qanat) che permette, attraverso una serie di pozzi verticali, di intercettare l’acqua e guidarla in canalizzazioni leggermente inclinate fino alla superficie, dove può essere raccolta in cisterne o bacini. Una tecnica usata nei secoli anche dai giardinieri catalani. In seguito, nel XVII sec la cultura italiana diffusa nell’isola ha lasciato i segni della cultura barocca nei giochi d’acqua del giardino. Creati per giocare e per stupire, gli zampilli d’acqua sono azionati da un meccanismo a pressione che si attiva quando viene calpestato involontariamente. Per mantenere costante la presenza dell’acqua sono state costruite cisterne e bacini, alcuni veramente eleganti. L’ultima parte del giardino è chiamata il Giardino Romantico e raccoglie una collezione di piante arrivate da tutto il mondo secondo la tendenza del XIX sec diffusa in tutta Europa. Così possiamo vedere banani, cedri, pini e le strelitzie che crescono in questo clima molto secco grazie a un antico quanto incredibile sistema idraulico. Gli inglesi, anche se a volte si lamentano, danno per scontata la presenza dell’acqua, invece su quest’isola non esisterebbe nessun giardino se non ci fosse stata la conoscenza idraulica degli arabi, una conoscenza che è stata lasciata in eredità nei secoli fino ad oggi. È domenica mattina e MD si trova a Sineu, una città nel centro montuoso dell’isola, una zona molto apprezzata per il clima, la bellezza del paesaggio e delle architetture, e per lo stile di vita mediterraneo. Il prossimo giardino è un esempio di resistenza e bellezza.
IL GIARDINO DI TORREDI ARIANT. Quando Heidi Gildemeister agli inizi degli anni ’80 acquistò la fattoria e il terreno di 10 ettari, aveva programmato di costruire un giardino simile a una jungla tropicale e con questa intenzione organizzò la prima piantagione. Durante il primo inverno tutto era cresciuto in modo rigoglioso, ma con l’arrivo della primavera e l’estate, tutto cominciò a seccare e a morire. Da quel momento, Heidi ha cominciato a studiare e a ricercare ovunque piante che fossero adatte al sito, cercando di trovare le possibili associazioni per farle crescere e prosperare. Qui troviamo piante autoctone e in altre zone del giardino quelle africane, australiane e mediterranee. MD incontra Susanna Quintania che lo guida, nella luce del pomeriggio, a scoprire questo luogo meraviglioso. Susanna si occupa praticamente da sola del giardino e specifica che solo il 10% del terreno viene innaffiato, MD confronta la vegetazione aspra e secca della collina, con quella rigogliosa del giardino e si esalta
di fronte all’armonia tra la vegetazione e le grandi masse rocciose che affiorano dal terreno. Alla luce degli attuali cambiamenti climatici, le sperimentazioni di Heidi sulla composizione di piante in grado di aiutarsi reciprocamente creando ombra e nutrimento, sono molto importanti e sono in tanti quelli che salgono fino a questo giardino per imparare e rendere omaggio. Conoscendo la durezza del clima di questa zona, MD si aspettava un giardino più selvaggio, invece ha trovato un giardino equilibrato, sofisticato e sbalorditivo.
COTONER GARDEN Questo giardino è considerato un riferimento nella paesaggistica contemporanea
ed è stato uno dei primi lavori di Fernando Caruncho, che incontra MD insieme al suo collaboratore, il figlio Pedro. File ondulate di siepi potate circondano la veranda come onde che emergono dallo stagno, la veranda è il nodo cruciale dove giardino e architettura si incontrano. MD che conosce questo giardino solo dalle immagini, non aveva compreso quanto fosse diretto il rapporto del giardino con la casa. Il giardino è disposto secondo una griglia geometrica e simmetrica che collega la grande vasca quadrata al centro, con la casa e la campagna attraverso aree punteggiate in modo ritmico dai cipressi, che si innalzano come pilastri verdi. Nella composizione si nota qualcosa di islamico, un elemento che non è stato ricercato volutamente dal progettista, ma è nato spontaneamente grazie alla luce, alla geometria, all’acqua che fanno parte di una tradizione che è memoria acquisita. I giardini di Fernando Caruncho sono ispirati dai paesaggi della sua infanzia nel sud della Spagna e dallo studio del paesaggismo inglese del XVIII sec, che lo guida nel saper fondere il giardino con il paesaggio.
A Coroner, Caruncho ha realizzato per la prima volta nella sua carriera, una perfetta fusione paesaggistica utilizzando una coltura agricola: il grano, è una parte integrante e strutturale del giardino. Così vediamo nelle riprese fatte in aprile, il grano che sta maturando, da verde diventerà sempre più dorato, e poi dopo la mietitura i campi si riempiranno di vita con gli uccelli che ricercano i chicchi nella terra. MD chiede se esiste qualcosa che possa definire il carattere del giardino spagnolo. Risponde Pedro: Ci sono due fattori chiave che identificano il giardino spagnolo, uno è composto dalla luce e dal clima così particolari e così duri, e poi, penso che l’altro fattore sia determinato da questo mix di culture che ci fanno vedere parti del giardino all’italiana, di quello portoghese e naturalmente del giardino islamico.
MD si sposta in terraferma per continuare il suo viaggio e visitare altri giardini cominciando con un sito
dell’UNESCO nella regione di Alicante. Durante il viaggio MD comincia a notare che nonostante il clima sia molto secco e arido si vedono sempre più palme, tantissime palme, una pianta che diventa dominante.
EL PALMERAL a Elche, è una immensa distesa di palme da dattero che domina la città. Oggi la città è piena di giardini dove si può passeggiare all’ombra delle palme. La coltivazione della palma risale all’epoca romana ma furono gli arabi, dal IV sec, ad avviarne la coltivazione in termini agricoli. Quello che può sembrare un semplice palmeto è in realtà una composizione di palmeti, si vede bene con la ripresa del drone. Il terreno era suddiviso in unità e ogni famiglia aveva una decina di questi piccoli appezzamenti che permettevano il suo sostentamento. Le famiglie coltivavano nello stesso modo: al centro dell’area veniva coltivato il grano, alternato ad alberi da frutto, melograni e olivi, lungo il perimetro crescevano le palme che fornivano ombra in estate e protezione in
inverno. Negli anni ’60 i proprietari capirono che questo sistema non era più conveniente e si trasferirono altrove. L’amministrazione locale decise di acquistare il 70% degli antichi palmeti e decisero di utilizzarlo come vivaio e continuare a piantare palme lungo le strade e nei parchi. Sempre nel mondo arabo i datteri erano il raccolto più pregiato, e per ottenerlo sono necessari alberi femmina che portano i frutti, e gli alberi maschio per il polline, che si sprigiona nell’aria come una nuvola polverosa. Quando la pianta comincia a fruttificare, si possono vedere i datteri dell’anno e quelli che saranno pronti nell’anno successivo. MD vede un frutto interessante e va a raccoglierlo. Anche la coltivazione delle palme ha bisogno di acqua e sopravvive grazie al sistema di irrigazione originario del Nord Africa e portato in Spagna dagli Arabi. Una volta incanalata e portata in città, l’acqua viene suddivisa in una rete di piccoli canali più piccoli regolati da un sistema di piccole chiuse che vengono aperte
secondo la necessità.
Il viaggio di MD continua attraverso la Sierra Nevada. A MALAGA, città conosciuta come luogo di vacanze al mare, MD ci mostra un giardino sulle colline.
ORTO BOTANICO LA CONCEPCIÓN Il giardino fu realizzato dai marchesi di casa Loring, che nel 1850, trasformarono una serie di terreni agricoli, collezionando piante esotiche provenienti da tutto il mondo, con l’intenzione, di creare un giardino botanico privato e lo dedicarono alla loro figlia più giovane. Nonostante il clima secco andaluso, i suoi sentieri si sviluppano in una specie di lussureggiante vegetazione sub-tropicale e magnifici alberi maturi. Ma è un’altra cosa che MD vuole farci notare:
Il Belvedere. Fu costruito nel 1911 e le foto dei primi anni ’20 ci mostrano la famiglia che si gode la vista
ininterrotta fino al mare, quella vista oggi è completamente diversa. Qui MD è infastidito dal rumore e dalla brutalità del cambiamento: strade, autostrade, case, fabbriche, cantieri, e all’orizzonte qualcosa che potrebbe essere il mare. Questo è il paesaggio della Spagna moderna ma non tutta la costa della Spagna è stata inquinata dal rumore e dal traffico.
PROGETTO VERDE DI ESTEPONA. Estepona è una località della Costa del Sol, negli
ultimi dieci anni il Comune ha voluto realizzare un progetto per ripristinare il fascino antico e rendere la città più gradevole. La passeggiata sul lungomare che collega la città al mare, è diventata un lungo corridoio sicuro che contrasta con il caos che si era creato con il traffico. Le strade interne nella parte più antica della città, sono state chiuse alle automobili e le strade sono state decorate con i tipici vasi appesi alle pareti. Sembra una immagine del passato, ma è tutto nuovo. MD incontra la paesaggista Ines Parias Cervera, che ha fatto parte del gruppo di progettisti e Sergio Rodriguez, capo giardiniere comunale. Insieme confrontano il presente con la situazione che si era creata. La popolazione è stata coinvolta e ha aderito al progetto, anche nella scelta dei colori dei vasi e delle piante. Si parla di 16.000 vasi e serve molta manutenzione, soprattutto per le innaffiature. Il clima è secco, in inverno è sufficiente un passaggio, ma in estate i vasi appesi devono essere bagnati tre volte
a settimana, manualmente. MD: WOW WOW WOW !!! MD vede un albero che non riconosce, è una Bauhinia variegata detta anche Albero orchidea. In terra, in corrispondenza di alcuni alberi, ci sono delle targhe di maiolica con un nome e una data, perché i genitori possono chiedere gratuitamente di avere un albero dedicato ai nuovi bambini. È un modo gentile per creare un senso di appartenenza al luogo. Naturalmente il processo di trasformazione urbana è stato molto più complesso di un fatto decorativo, per es il comune ha acquistato edifici per demolirli e creare più spazio per il verde, oppure una piazza che era diventata un parcheggio, è diventata più simile a un giardino con alberi e elementi con l’acqua, tutto questo è stato fatto in una scala più grande sul Lungomare a dimostrazione che dove c’è la volontà di migliorare la vita di una comunità, si può trovare il modo e i mezzi per farlo, nonostante tutti i problemi di una città. Questa parte della Costa del Sol è una specie di parco giochi per adulti ricchi che abitano in lussuose case per vacanze. MD si è chiesto quali siano i requisiti di un giardino per questi vacanzieri e Ines Parias Cervera lo accompagna a visitarne uno che ha progettato.
GIARDINO PRIVATO A SOTOGRANDE Qui ci sono tutti gli elementi della tradizione andalusa: cortili caratterizzati dalla presenza di acqua, piante in vaso, tutti declinati in versione lusso, poi naturalmente: palme+piscina+vista mare, i requisiti di una vacanza perfetta. Tutte queste case hanno vaste superfici a prato e per l’irrigazione dispongono cisterne di raccolta. Si usano varietà di prato
resistente ma può succedere che durante l’inverno l’erba diventi marrone, in alcuni casi, certi proprietari possono arrivare a tingere l’erba per vederla verde. GIARDINO PRIVATO A MARBELLA MD ci mostra un giardino realizzato nel 2020 dal giovane paesaggista Fernando Martos. In questo giardino superfici di morbide perenni si alternano ad alberi ben strutturati, l’effetto spontaneo e informale nasconde una puntuale progettazione. Come spiega lo stesso Fernando, si è ispirato al moderno giardino inglese scegliendo però piante mediterranee, che danno ottimi risultati con poca irrigazione, associate con altre adatte a questo clima, come le salvie dal Messico, che fioriscono nel periodo peggiore dell’estate con 40°. I giardinieri Paco e Pedro curano alla perfezione questo giardino, ma Fernando vorrebbe sapere come sarà fra dieci anni, quando gli alberi crescendo ne cambieranno l’atmosfera. È molto interessante vedere come il modello del giardino inglese con le bordure sia stato interpretato correttamente, non è una parodia o una copia, ma qualcosa di originale e adatta al luogo.
ORTI DELLA FONDAZIONE ARBORETUM A MARBELLA Il nome è un po’ esagerato per indicare un’area di orti condivisi. L’area di 2 ettari è suddivisa in 130 parcelle disponibili gratuitamente su richiesta. È domenica mattina e ci sono molte persone all’opera. MD si ferma a chiacchierare con una coppia, che come gli altri coltiva i suoi ortaggi e se necessario li condivide con gli altri. 12 anni fa questo terreno era una discarica e grazie al lavoro e all’impegno di Alejandro Orioli è stata possibile questa incredibile trasformazione. Alejandro racconta che le persone che vogliono coltivare un orto spesso non sanno nulla, ma sono pieni di entusiasmo e questa è la cosa importante. Lui fornisce attrezzi, sementi e consigli, il suo sogno è creare una consapevolezza ecologica attraverso un’azione pratica, utile e semplice. Il suo sogno coinvolgere sempre più persone e creare degli altri orti in altre zone intorno a Marbella. Alejandro ha un sogno, ma si è preparato a lungo per realizzarlo e quello che sta facendo dimostra che si possono ottenere grandi cambiamenti attraverso azioni minime di tante persone.
IL viaggio prosegue verso nord, prima di arrivare a Siviglia MD si ferma a RONDA una piccola città che è
stata una roccaforte dei Mori, uno degli ultimi posti a cedere. Il principale motivo della sua resistenza è la profonda gola, El Tajo, del fiume Guadalevin, che ai tempi era su un fianco della città e oggi la divide in due parti. (la gola è larga 60/80 e profonda 160 m). Proprio sul bordo della gola c’è un giardino con una storia notevole:
LA CASA DEL REY MORO. Il nome è improprio perché fu costruita ne XVIII sec, tre secoli dopo la
partenza dei Mori, nel 1910 fu acquistata da un grande personaggio della storia di Ronda: Trinidad von Scholtz Hermensdorff, duchessa di Parcent (1857-1937) che affidò il progetto del giardino al famoso paesaggista francese Jean Claude Forestier (1861-1930). Forestier organizzò il giardino su tre dislivelli seguendo la tradizione araba, quindi abbiamo l’acqua che da una fontana scende lungo una vena sottile fino a una vasca, le simmetrie e l’ordine degli spazi, i profumi che sprigionano dalle piante, come il mirto, tutti elementi del classico Giardino Paradiso Islamico. I grandi alberi, forniscono ombra preziosa e ingrandiscono la percezione dello spazio di questo piccolo giardino. MD parla con Joken Knie, un uomo d’affari che al momento delle riprese, era il proprietario della casa e ne racconta la storia. La duchessa di Parcent era una donna affascinante, intraprendente e ricchissima. Quando comprò questa casa, acquistò anche quelle che la circondavano per farle demolire e dare spazio al palazzo e al giardino. Un progetto che creò lavoro per tutta la città, che venne coinvolta in questo lavoro di restauro. I manufatti e le decorazioni del giardino sono di produzione locale, tutte tranne la fontana moresca che la duchessa portò da Parigi. Yoken racconta come si sono svolte le trattative per l’acquisto
del palazzo, un edificio talmente bello da desiderare di acquistarlo. Sembrava un sogno, invece incontra la proprietaria, parla con le lei della guerra civile e dopo averle fatto una proposta di acquisto di aver concluso l’affare ricevendo come ricevuta dell’assegno, una scritta fatta su un tovagliolino.
SIVIGLIA dista 90 km dalla costa atlantica, sorge sul fiume Guadalquivir ed è la capitale dell’Andalusia. È una grande città ricca di architetture straordinarie, come la sua immensa cattedrale, e questo dipende dal fatto che nel XVI sec, Siviglia era una delle più importanti città del mondo. Qui arrivavano tutte le ricchezze dell’impero spagnolo in espansione. Ricchezze e nuove piante.
CASA DE PILATOS il palazzo fu iniziato nel 1483 dal nipote del re Ferdinando e della regina Isabella, I Mori erano ancora presenti in Andalusia, quindi l’influenza della loro cultura è molto forte anche se l’ambiente era completamente cristiano. Il patio di ingresso è di matrice moresca, non ci sono piante, ma c’è l’acqua, e dove c’è acqua ci sono giardini. I giardini del palazzo occupano due corti. La più piccola è tipicamente andalusa. La sua particolarità riguarda l’approvvigionamento dell’acqua, che non
arriva dalla consueta canalizzazione sotterranea, ma da un antico acquedotto romano. Accedere all’acquedotto era un diritto per pochissimi, quindi, il giardino fu aperto fin dalle sue origini per permettere di attingere acqua. La Casa de Pilatos è una delle numerose proprietà della Fondazione Medinaceli, dal nome della nobile famiglia a cui apparteneva. MD incontra la giovane duchessa che ancora abita nelle vicinanze. La giovane racconta dei suoi ricordi di bambina, quando usciva di scuola e con gli amici si fermava a pattinare nel patio di
ingresso. Per la sua esperienza, questo giardino è un buon esempio di come la cultura islamica era ancora viva nella città tra il XV e IL XVI sec, i suoi giardini chiusi all’interno e che non ti aspetti di trovare. Il secondo cortile è più grande e ha una forte impronta di giardino rinascimentale italiano. Fu progettato da un italiano perché il proprietario di casa era stato nominato Viceré del Regno di Napoli, che preferì trasformare il vecchio frutteto secondo il gusto estetico dominante nella seconda metà del 1500 .
MD fa una sosta nel rigoglioso
PARCO DI MARIA LUISA nel centro della città. Questo parco fu realizzato dallo stesso Forestier che nel 1911 stava lavorando nel piccolo giardino nella Casa del Rey Moro, quindi a Ronda stava realizzando un esempio squisito di giardino del Paradiso e allo stesso tempo a Siviglia, questo enorme, lussureggiante parco urbano.
PALAZZO DE LAS DUEÑAS. L’architettura originale era identica al Palazzo de Pilatos. I due edifici furono costruiti per due fratelli e la madre non voleva rivalità in famiglia. Ma se gli edifici potevano essere identici, i giardini sono completamenti diversi grazie alle personalità dei loro proprietari. I colori che riempiono fin dall’ingresso questo edificio ci parlano della sua protagonista. Dueñas appartiene a Cayetana Fitz-James Stuart, XVIII duchessa d’Alba, con un elenco di titoli nobiliari era una delle donne più ricche della Spagna. Era famosa per la sua eccentricità, il suo stie di vita, le sue feste, tutto ciò che faceva lo faceva alla grande a volte un po’ sopra le righe. Morì nel 2014 all’età di 88 anni, ma la sua presenza è ancora molto sentita nel giardino. La duchessa amava i colori, sceglieva e piantava le piante praticamente a caso nel suo amato giardino, per poi ammirarle dalle innumerevoli panchine. Lei condivideva l’amore del suo giardino con i suoi giardinieri. MD incontra Prospero, un giardiniere che ha lavorato per questa donna straordinaria per 25 anni e ancora oggi si commuove a ricordarla. La duchessa era una persona speciale, ne nascono poche così.
MD ha fatto questo viaggio nel mese di maggio, con temperature calde, in anticipo, ma accettabili. Quello che sta succedendo in Spagna sicuramente influenzerà anche il nord Europa domani, eppure i giardini sono e possono diventare bellissimi. Quello che colpisce è vedere come giovani giardinieri e paesaggisti stiano affrontando queste dure condizioni riuscendo a realizzare ancora giardini meravigliosi e stimolanti.