Paola Roncarati per CDS Cultura: La Festa ‘degli’ alberi e…la Festa ‘agli’ alberi. Un’antica, solenne cerimonia e un moderno esercizio di prepotenza umana.
10 Dicembre 2021
La Festa degli Alberi, ideata e nata nel 1872 in Nebraska (USA) con il nome di Arbor Day, dopo eventi catastrofici che avevano causato dannosi disboscamenti, perseguiva poi il proposito di celebrare le virtù dei ‘giganti della foresta’, essenziali per la tutela della salute pubblica, vitali come supporto economico alle collettività, solenni per la potenza vegetale che facevano percepire nei paesaggi. Nello stesso anno venne istituito il primo parco naturale al mondo: quello di Yellowstone, iniziativa che diffuse l’idea di patrimoni ereditari da tutelare. Il cerimoniale che si svolgeva durante questa Festa, sempre identico, consisteva nel far piantare nuovi alberi da giovani scolari, con lungimiranti e simbolici intenti socio/educativi.
Il cerimoniale riecheggiava certo lontani riti pagani europei; feste silvane che attraversavano dall’antichità il tempo e i popoli. Nel linguaggio allegorico della Divina Commedia, ad esempio, rivolto alla sensibilità dei contemporanei, la ‘selva’ d’alberi è connotata dagli aggettivi (può essere oscura, amara, mesta o alta), il ‘bosco’ ha valenza sempre negativa (luogo di dolore e violenze), ma la ‘foresta’ è sempre positiva (divina, viva, grande). Poi, sono mutati, insieme allo sguardo, rappresentazioni e immaginari della devozione agli alberi.
In Italia, la Festa degli Alberi venne introdotta sul finire del XIX secolo ed ha conosciuto alterne fortune, ma il gesto simbolico di coinvolgere giovani scolari alle cerimonie, oltre che la comunità nel suo insieme, è rimasto a lungo inalterato e altamente significativo. Per fornire un esempio, già agli inizi del XX secolo, a Firenze, sulle pendici brulle di Monte Morello, disboscato all’epoca del Granduca Cosimo 1°, il cerimoniale della Festa degli Alberi dal 1909 comportava l’uso di far piantare alle scolaresche pini e cipressi, alberi tipici della zona ed evocativi della cultura etrusca. Decenni più tardi, Monte Morello vide le sue brulle pendici arricchirsi di un bosco-foresta. Dagli anni Settanta del XX Secolo, la tradizione della Festa si è un po’ persa.
A Ferrara, oltre al ripristino dell’integrità del ‘Boscone della Mesola’ si formarono poche aree boscate in passato, in occasione del 21 novembre, anche perché l’economia agricola prevalente non è mai stata amica dei boschi. Occorre ricordare la lunga teoria di tigli e platani piantati a corredare la ‘via del mare’ (o Rossonia), che col tempo è diventata oggetto di varie polemiche, con l’esito di interventi demolitori, perché autisti non integri nella loro capacità di guidare o per l’eccessiva velocità delle auto vanno spesso ad impattarsi contro gli incolpevoli alberi, tacciati di essere ‘alberi assassini’. In questi giorni, 50 pini marittimi del Lido degli Estensi sono oggetto di un lento e inesorabile abbattimento, uno per uno, chioma per chioma. Eppure, non fanno cadere solo i fastidiosi aghi (sono certo piante sofferenti, le cui radici sono state circondate in modo sempre più invasivo dall’asfalto e dal cemento di strade e costruzioni), offrono anche ombra e respiro a residenti e villeggianti. Ma la logica di nuove disposizioni sulla viabilità urbana è ‘altra’, poco sensibile e spietata. Ottimo insegnamento di disinvoltura ambientale per i giovani! In un prossimo futuro, insieme ai pini potrebbero non ritrovarsi più nemmeno la costa (erosa dal mare) e il suo ‘rinnovato’ arredo urbano. È forse ritornato prepotentemente di moda ‘far la Festa, non degli Alberi, ma agli Alberi’? Torna alla mente un’ironica invettiva che comparve sulla rivista ‘Il Ponte’ del gennaio 1956, dove il direttore prendeva di mira il sindaco di Napoli del tempo, Achille Lauro, che aveva ordinato l’abbattimento delle piante che ornavano la bella Piazza del Municipio, pare per evitare (ed ecco l’ironia) che gesti vandalici, come l’incisione dei nomi di giovani amanti, ne deturpassero la bellezza … qualcuno scrisse che non potendo tagliare la testa agli oppositori, Lauro si sfogasse sulle chiome di alberi, impotenti e senza voce. Torna anche in mente un celeberrimo passo di Ovidio, di cui va ampliato il senso: “Naturam expellas furca, tamen usque recurret”: la natura può essere forzata con molti artifizi, ma prima o poi riprende il sopravvento. Una lezione antica che si studia a scuola; la scuola che funziona e può/deve salvare la vita, formando i giovani ben oltre i meri fini professionalizzanti
Paola Roncarati
Presidente Garden Club Ferrara
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